Tema Giulia Gaeta 2^ A Moda |
Un consiglio per le letture estive
Si dice che i libri non si giudicano dalla copertina, infatti quando ho deciso di leggere “Il richiamo della foresta,” romanzo di avventura di Jack London, non ne ero convinta perché non sono stata attratta dall’immagine iniziale del libro.
I miei pregiudizi si sono dissolti fin dalle prime pagine.
Il libro è diventato un passatempo piacevole più che un compito e quando l’ ho chiuso, alla fine della storia, sono rimasta a fissarlo con un’espressione sorpresa.
Il motivo che mi ha convinto a prenderlo, in realtà, è stato il rapido sguardo alla trama che racconta la vita di un cane di nome Buck.
Egli affronta molte difficoltà, complicazioni e sofferenze durante la sua storia, ma le supera con tenacia e coraggio.
Buck, che viveva in tranquillità con un buon padrone, cambia completamente vita quando viene rapito e venduto ad alcuni commercianti di cani.
Queste persone insensibili gli insegnano l’obbedienza a colpi di bastone.
Appena arrivato nella località di Klondike, viene nuovamente venduto ad altri padroni, due postini di nome Francois e Perrault.
Egli impara a sopravvivere al gelo e alle fatiche che caratterizzano le sue giornate come cane da slitta.
Per quanto faticoso sia trainare una slitta, per Buck diventa un piacere, fino a quando viene venduto a cercatori d’oro inesperti.
Il cibo scarseggia e molti cani muoiono di stenti.
Per questo motivo Buck si rifiuta di proseguire e non si muove nemmeno sotto i colpi di frusta del padrone.
Thornton, un ragazzo presente alla scena, reagisce e salva il cane dalle violenze dei due uomini senza scrupoli.
Buck e il suo nuovo padrone diventano subito inseparabili.
Affrontano insieme tante avventure, ma proprio in una di queste, ovvero la ricerca di una miniera d’oro, Thornton muore.
Il padrone viene ucciso dagli Yeehats, un gruppo di indiani, e il cane, dominato dalla collera, uccide molti di loro.
Il libro finisce con il protagonista a capo di un branco di lupi nella foresta in cui ritrova la sua indole selvaggia.
Buck è il personaggio che mi ha emozionato di più perché la sua forza e il suo carattere determinato mi infondevano coraggio.
Per lui le ferite non erano nulla, non gli importava della fatica, del dolore, a lui interessava fare ciò che gli piaceva: trainare la slitta.
Buck era uno spirito libero capace di affrontare i problemi con sicurezza e caparbietà, ma tutti hanno bisogno di aiuto e a lui verrà in aiuto Thornton, un bravo ragazzo che lo salva e gli dà le cure necessarie per recuperare le forze.
Anche questo personaggio mi ha colpito per la sua voglia di aiutare chi è in difficoltà, esperto della vita nella natura.
Entrambi con il loro rapporto empatico, mi hanno fatto capire che da soli si è forti per affrontare molte cose ma, a volte, occorre una spalla su cui piangere e appoggiarsi.
Personalmente, ho percepito dal libro che non bisogna sentirsi superiori a nessuno e che chiunque va trattato con rispetto, che sia una persona o un animale.
Posso dire con certezza che questo libro è bellissimo e mi ha emozionata molto.
Perché? Perché rappresenta una lezione di vita per tutti.
Il coraggio di Buck, la sua voglia di vivere, di andare avanti senza lasciarsi sopraffare dal male, mi sprona a fare lo stesso.
Mi ha colpito molto l’amicizia dei due personaggi, pronti a fare qualsiasi cosa l’uno per l’altro.
E’ un rapporto così sincero e raro che si fatica a crederlo possibile.
Consiglio questo libro perché mi ha fatto vivere una storia inventata come fosse reale.
Giulia Gaeta 2°A moda
Si dice che i libri non si giudicano dalla copertina, infatti quando ho deciso di leggere “Il richiamo della foresta,” romanzo di avventura di Jack London, non ne ero convinta perché non sono stata attratta dall’immagine iniziale del libro.
I miei pregiudizi si sono dissolti fin dalle prime pagine.
Il libro è diventato un passatempo piacevole più che un compito e quando l’ ho chiuso, alla fine della storia, sono rimasta a fissarlo con un’espressione sorpresa.
Il motivo che mi ha convinto a prenderlo, in realtà, è stato il rapido sguardo alla trama che racconta la vita di un cane di nome Buck.
Egli affronta molte difficoltà, complicazioni e sofferenze durante la sua storia, ma le supera con tenacia e coraggio.
Buck, che viveva in tranquillità con un buon padrone, cambia completamente vita quando viene rapito e venduto ad alcuni commercianti di cani.
Queste persone insensibili gli insegnano l’obbedienza a colpi di bastone.
Appena arrivato nella località di Klondike, viene nuovamente venduto ad altri padroni, due postini di nome Francois e Perrault.
Egli impara a sopravvivere al gelo e alle fatiche che caratterizzano le sue giornate come cane da slitta.
Per quanto faticoso sia trainare una slitta, per Buck diventa un piacere, fino a quando viene venduto a cercatori d’oro inesperti.
Il cibo scarseggia e molti cani muoiono di stenti.
Per questo motivo Buck si rifiuta di proseguire e non si muove nemmeno sotto i colpi di frusta del padrone.
Thornton, un ragazzo presente alla scena, reagisce e salva il cane dalle violenze dei due uomini senza scrupoli.
Buck e il suo nuovo padrone diventano subito inseparabili.
Affrontano insieme tante avventure, ma proprio in una di queste, ovvero la ricerca di una miniera d’oro, Thornton muore.
Il padrone viene ucciso dagli Yeehats, un gruppo di indiani, e il cane, dominato dalla collera, uccide molti di loro.
Il libro finisce con il protagonista a capo di un branco di lupi nella foresta in cui ritrova la sua indole selvaggia.
Buck è il personaggio che mi ha emozionato di più perché la sua forza e il suo carattere determinato mi infondevano coraggio.
Per lui le ferite non erano nulla, non gli importava della fatica, del dolore, a lui interessava fare ciò che gli piaceva: trainare la slitta.
Buck era uno spirito libero capace di affrontare i problemi con sicurezza e caparbietà, ma tutti hanno bisogno di aiuto e a lui verrà in aiuto Thornton, un bravo ragazzo che lo salva e gli dà le cure necessarie per recuperare le forze.
Anche questo personaggio mi ha colpito per la sua voglia di aiutare chi è in difficoltà, esperto della vita nella natura.
Entrambi con il loro rapporto empatico, mi hanno fatto capire che da soli si è forti per affrontare molte cose ma, a volte, occorre una spalla su cui piangere e appoggiarsi.
Personalmente, ho percepito dal libro che non bisogna sentirsi superiori a nessuno e che chiunque va trattato con rispetto, che sia una persona o un animale.
Posso dire con certezza che questo libro è bellissimo e mi ha emozionata molto.
Perché? Perché rappresenta una lezione di vita per tutti.
Il coraggio di Buck, la sua voglia di vivere, di andare avanti senza lasciarsi sopraffare dal male, mi sprona a fare lo stesso.
Mi ha colpito molto l’amicizia dei due personaggi, pronti a fare qualsiasi cosa l’uno per l’altro.
E’ un rapporto così sincero e raro che si fatica a crederlo possibile.
Consiglio questo libro perché mi ha fatto vivere una storia inventata come fosse reale.
Giulia Gaeta 2°A moda